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La strada per Cantus Anthimi

Le vie per arrivare a Cantus Anthimi sono tante e diverse, ma passano tutte per quel luogo indescrivibile che è l'abbazia di Sant'Antimo. Una perla bionda nella conca delle colline della Val d'Orcia. Qui da anni la Comunità Premostratense tiene viva la tradizione del canto gregoriano e qui sono nati gli incontri sperimentali di ricerca sul suono e sulla musica antica sacra creati da Livio Picotti e Ulrike Wurdak in stretta collaborazione con fr. Emanuele Roze e fr. Dominique De Formigny (Vox Christi, Canto Gregoriano, Cum Clarissima Voce, Canta e Cammina, Corsi di Vocalità) i quali hanno fatto da incubatore alla nascita di Cantus Anthimi. Da quei seminari si usciva con la sensazione che "nulla fosse più come prima". Le tematiche teologiche si aprivano a un piano simbolico dove trovavano spazio temi interreligiosi: la luce, gli alberi, l'ascolto, il cammino. Sulla via di Santiago è nato il primo "Canta e cammina" (diventato un appuntamento annuale sulle vie dei pellegrini in Francia, Spagna, Irlanda, Portogallo). Da quei percorsi è sorta spontaneamente la prima cellula di Cantus Anthimi che ha aggregato con naturalezza una costellazione di presenze eterogenee: musicisti di professione, cantanti, semplici appassionati. Ma Cantus Anthimi non è un coro. Non ne ha i connotati, i doveri (prove e incontri settimanali), la conformazione dei ruoli, l'inclinazione alle gerarchie. Non ha reti di recinzione nè di protezione. Non ha una sala prove. Chi ne fa parte lo racconta con parole diverse ma unite da uno stesso sguardo e dalla medesima passione.

Ricerca

“Prima di tutto è ricerca. Una ricerca che muove dal suono che coinvolge tutto il corpo. Risonanze da tradurre in bellezza. Estrapolazione dalla materia di qualità (sonore) che vadano oltre. Cantare il gregoriano, la monodia di Hildegard von Bingen, le prime forme polifoniche ci salda a radici lontane ma presenti. La nostra ricerca è attualizzare la presenza del suono che è rimasto nella pietra di S. Antimo.”

Relazione

“Cantare coinvolgendo la sfera affettiva. Questo significa che il gruppo che si costituisce (ogni volta differente) è principalmente un gruppo di persone, dove ognuno viene accolto nella sua specificità e riconosciuto. Le relazioni che si sono create e che evolvono incessantemente sotto il nome di Cantus Anthimi sono relazioni affettive e personali. In Cantus Anthimi al canto viene restituito il suo luogo, cioè la persona come portatrice di affetti, e la sua origine, ovvero la necessità di esprimere sé stessi e la propria ricerca.”

Metodo

“Non c'è accademismo, in Cantus Anthimi, ma c'è rigore: che traspare dalla qualità del metodo di insegnamento, il metodo funzionale, proposto con naturalezza e costante attenzione alla percezione di ciò che accade all'interno del corpo, alla ricerca del proprio suono. È dal corpo che si parte, sempre. Dai cinque sensi, dall'ascolto, dalla percezione sottile dei viaggi del suono in ogni cavità, in ogni spazio interno, nelle architetture dell'orecchio e delle ossa. Percepire questo a volte fa sentire davvero, con l'esperienza, il significato del corpo come architettura sacra. Perchè ogni ricerca spirituale non può prescindere dal corpo, ma lo deve abitare.

Un luogo del cuore

“Cantus Anthimi è un luogo del cuore. Un luogo in cui si va per stare, prima che per fare: un luogo di libertà e agio.

Un luogo dove si cerca di stare vicino alle fonti anziché creare effetti: un luogo nutriente. Un luogo in cui il sottile è denso e viceversa, come è giusto che sia nella musica, come nella vita. Un luogo in cui si dice spesso "Grazie". A chi? a tutto, innanzitutto alla bellezza. E infine (o forse all'inizio) una Abbazia-maestra che ci insegna che il suono c'è già, basta attingervi con giusta intenzione per sentirlo cantare nelle pietre.”

Luminosità

“La bellezza di Sant’Antimo, con i suoi spazi che sembrano dilatarsi nel silenzio, invita a rendersi disponibili ad incontrare e accogliere le persone e a far nascere il suono da questo incontro. Davanti ai blocchi di alabastro illuminati, dietro l’altare, ho pensato che sarebbe bello essere così anche nel canto: saldi e ancorati alle fondamenta, ma resi trasparenti e radiosi quando permettiamo alla luce di attraversarli.”

Silenzio e ascolto

“Silenzio e ascolto sono le bussole di quell’avventura nei territori del suono che è Cantus Anthimi. Perchè il silenzio ha un suono che si può imparare a riconoscere, un suono naturale come quello delle cicale, una speciale effervescenza acustica che, riconosciuta, diventa nella voce un enzima benefico e generatore. A volte, quando alla fine di un brano il suono si polverizza nel silenzio, si genera uno spazio in cui ci si dimentica per un attimo di tutto e si è finalmente a casa: cioè in nessun luogo. O meglio, nell'ascolto semplice della bellezza.”

Densità

“…c’è una felicità, una scia densa, una bellezza che non è possibile raccontare a chi non sa che cosa sia tutto questo. Non lo si può descrivere”.

 

Grazie a Ulli e Chizuko che hanno regalato a Cantus Anthimi la bellezza della loro voce e della loro presenza. Il loro suono sarà sempre parte integrante  di Cantus Anthimi.

 

 

 

Testimonianze di Cantus Anthimi

(raccolte da Cecilia Gualazzini)

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